L’Italia e i Balcani un secolo dopo le guerre
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Cento anni fa l’Europa sud orientale venne scossa dalle guerre balcaniche (1912-1913), un conflitto in due tempi che anticipa la guerra mondiale e i cui esiti influenzarono profondamente gli equilibri di potere nella regione e nell’intera Europa.
Le guerre balcaniche furono il momento culminante della lunga lotta di liberazione dei popoli balcanici dall’impero ottomano. Contemporaneamente, però, le guerre balcaniche mostrarono che gli stati nazionali balcanici, pur uniti dalla comune avversione agli ottomani, mantenevano opzioni inconciliabili su quale dovesse essere l’assetto dei ‘territori liberati’.
Nel corso della prima guerra balcanica gli stati balcanici diedero vita ad un’alleanza in chiave anti-ottomana: un’alleanza sui generis, che non contemplava soluzioni chiare per l’assetto post-bellico. Nel corso della seconda guerra balcanica venne quindi forgiata una nuova alleanza, questa volta in funzione anti-bulgara, cui partecipò perfino l’ex nemico turco. All’esito della seconda guerra balcanica si può far risalire la politica delle alleanze seguita dagli stati balcanici nei decenni successivi.
La Bulgaria si alleò in entrambe le guerre mondiali con la Germania, nel tentativo di recuperare i territori perduti in Tracia e Macedonia. La Grecia e la Serbia, vincitrici, erano invece interessate al mantenimento dello status quo, e lavorarono a questo obiettivo con il sostegno di Francia e Gran Bretagna.
Le vicende delle guerre balcaniche vengono affrontate in questo volume attraverso la prospettiva italiana e, in particolare, attraverso il punto di vista dei militari italiani. Gli ufficiali italiani inviati nella regione avevano previsto da tempo la fine del dominio ottomano. “La dominazione turca nei Balcani è prossima a finire” scriveva, già nel 1880, un militare italiano. E di fronte a questa prospettiva i militari italiani non nascondevano le loro simpatie per i popoli balcanici.
Alla base di questo atteggiamento c’era il ricordo ancora fresco dell’epopea risorgimentale, che molti movimenti dell’Europa sud orientale si proponevano apertamente di emulare. Ma contribuivano anche preoccupazioni di ordine internazionale, perché assecondare il desiderio di emancipazione dei popoli balcanici significava sbarrare la strada ai tentativi egemonici di Austria e Russia. Due imperi che, con la loro espansione nei Balcani, potevano rappresentare un pericoloso concorrente dell’Italia nella regione adriatica.
Il libro di Biagini è un libro prettamente storico. Eppure rileggere oggi quali erano i punti di vista e gli interessi dell'Italia nello scenario balcanico è interessante anche per una più ampia riflessione sulla politica estera italiana. Perché allora come oggi i Balcani sono, insieme al Mediterraneo, un’area di primario interesse per il nostro paese.
Mentre la rilevanza di queste due aree per altri stati oscilla a seconda degli eventi, i vari governi che si sono alternati alla guida dell’Italia hanno sempre mantenuto un’attenzione speciale per queste due aree. Così, mentre la fine dei conflitti post-jugoslavi ha ridotto l’interesse della comunità internazionale, l’Italia non cessa di seguire con attenzione gli eventi in corso al di là dell’Adriatico.
Giordano Merlicco
Antonello Folco Biagini, L'Italia e le guerre balcaniche, Edizioni Nuova Cultura, 2012, € 17.00 .
Povijest moderne Turske
Il 4
dicembre 2012 nell'ambito del festival dei libri di Pola (Croazia), è stata
presentata Povijest
moderne Turske, traduzione croata del libro del prof. Antonello Folco Biagini, Storia della Turchia contemporenea.
Azerbaigian: crocevia per Italia ed Europa
Servizio di AgenParl:
L’Azerbaigian è un Paese chiave per il
rifornimento di energia di tutta l’Europa. E i legami con l’Italia sono
sempre più forti. Petrolio, gas, ma anche progetti culturali. Ed è un
Paese in una posizione strategica per la politica internazionale,
confina infatti con l’Iran, sempre più al centro delle tensioni con
l’Occidente. Lo vediamo questa settimana, con il Dossier dell'AgenParl.
Abbiamo ascoltato le opinioni di Azer
Karimli, parlamentare azerbaigiano, e di Daniel Pommier Vincelli,
docente di Storia all’Università La Sapienza.
20 anni di relazioni tra l'Italia e l'Azerbaigian. 29 novembre 2012
C O N F E R E N Z A P A R L A M E N T A R E
"20 ANNI DI RELAZIONI TRA L'ITALIA E L'AZERBAIGIAN"
(Roma, 29 novembre 2012 - Aula Difesa, Palazzo Madama - Senato della Repubblica)
"20 ANNI DI RELAZIONI TRA L'ITALIA E L'AZERBAIGIAN"
(Roma, 29 novembre 2012 - Aula Difesa, Palazzo Madama - Senato della Repubblica)
Ore 10 Saluto del Senatore Questore, Benedetto Adragna.
Ore 10,05 Intervento di apertura dei lavori della Presidente della Commissione Politiche dell'Unione europea del Senato, senatrice Rossana Boldi.
I Sessione di lavoro: l'area del Caucaso e i rapporti tra l'Italia e l'Azerbaigian
Ore 10,10 Relazione introduttiva del Presidente dell'Assemblea parlamentare OSCE, onorevole Riccardo Migliori.
Ore 10,20 Relazione introduttiva del Presidente della Commissione Esteri del Parlamento azero, onorevole Samad Seyidov.
Ore 10,30 Intervento del Presidente del Gruppo di amicizia parlamentare Azerbaigian-Italia, onorevole Azer Karimli.
Ore 10,40 Intervento del Direttore dello IAI, Dottor Ettore Greco.
Ore 10,50 Discussione.
Ore 11,15 Coffee-break.
II Sessione di lavoro: le relazioni economiche ed energetiche tra l'Italia e l'Azerbaigian
Ore 11,30 Relazione introduttiva del Presidente della Commissione Industria, Commercio, Turismo del Senato, senatore Cesare Cursi.
Ore 11,40 Relazione introduttiva del Capo Dipartimento dell'Amministrazione del Presidente dell'Azerbaigian, Elnur Aslanov.
Ore 11,50 Intervento del Dottor Matteo Verda, ricercatore presso l'ISPI e l'Università di Pavia.
Ore 12,00 Discussione.
Ore 12,30 Presentazione di libri sull'Azerbaigian, Professor Antonello Biagini dell’Università “La Sapienza”.
L'Albania indipendente e le relazioni italo-albanesi (1912-2012). 22 novembre 2012. Sapienza.
Si terrà il 22 novembre pv il convegno dedicato al centenario dell'Indipendenza della Repubblia d'Albania L' Albania indipendente e le relazioni italo-albanesi (1912-2012).
Il convegno è diviso in tre sessioni contemporanee che si terranno presso l'Aula Organi Collegiali del Rettorato, l'Aula B di Storia Moderna e l'Aula B di Storia Medievale del dip.to di Storia, Culture, Religioni (II piano, Facoltà di Lettere e Filosofia).
Il convegno è diviso in tre sessioni contemporanee che si terranno presso l'Aula Organi Collegiali del Rettorato, l'Aula B di Storia Moderna e l'Aula B di Storia Medievale del dip.to di Storia, Culture, Religioni (II piano, Facoltà di Lettere e Filosofia).
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"L'Italia 1945-1955. La ricostruzione del Paese e le Forze Armate"
Il Congresso
di Studi Storici Internazionali L'Italia 1945-1955. La ricostruzione
del Paese e le Forze Armate si terrà nei giorni di martedì 20 e
mercoledì 21 novembre 2012 ore 9,00 presso il Centro Alti Studi per la
Difesa (CASD).
Italia 1945-1955 la ricostruzione del Paese
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Incontro dottorandi di I anno
Il collegio docenti del dottorato di ricerca in Storia dell'Europa avvisa che giorno 19 novembre pv si terrà il primo incontro seminariale tenuto dal coordinatore prof.ssa Giovanna Motta e dal Prorettore per la Cooperazione e Rapporti Internazionali prof. Antonello Biagini.
L'appuntamento si svolgerà dalle 17 alle 19 presso l'aula seminari della Sezione di Storia Moderna e Contemporanea. Dip.to di Storie, Culture, Religioni, II piano, edificio lettere, Città Universitaria Sapienza, Università di Roma, p.le Aldo Moro, 5.
Italia-Azerbaigian. Conferenza bilaterale a Baku.
Si è tenuta il 31 ottobre e il 1 novembre a Baku l'importante conferenza bilaterale Italia-Azerbaigian a cui ha partecipato una delegazione della Sapienza guidata dal Magnifico Rettore Luigi Frati.
I lavori, a cui hanno partecipato i ministri azerbaigiani e l'ambasciatore italiano, hanno avuto vasta risonanza mediatica e particolarmente apprezzati sono stati l'incessante attività del Prorettore per la Cooperazione e Rapporti Internazionali Antonello Biagini e il primo volume italiano sulla storia dell'Azerbaigian: D. Pommier Vincelli, G. Natalizia (a cura di), Azerbaigian. Una lunga storia, Passigli, Firenze, 2012.
GUARDA FILMATO TV AZERBAIGIANA
I lavori, a cui hanno partecipato i ministri azerbaigiani e l'ambasciatore italiano, hanno avuto vasta risonanza mediatica e particolarmente apprezzati sono stati l'incessante attività del Prorettore per la Cooperazione e Rapporti Internazionali Antonello Biagini e il primo volume italiano sulla storia dell'Azerbaigian: D. Pommier Vincelli, G. Natalizia (a cura di), Azerbaigian. Una lunga storia, Passigli, Firenze, 2012.
GUARDA FILMATO TV AZERBAIGIANA
“Storia della Turchia contemporanea”, di Antonello Biagini
Jutarnji
List, 30 ottobre 2012
“Storia della Turchia contemporanea”,
di Antonello Biagini, un testo fondamentale
COME UNA POTENZA SPAVENTOSA E’
DIVENTATO
UN PAESE MODERNO CHE AMMIRIAMO
di Vlado
Vurušić
Biagini
descrive minuziosamente il lungo processo della Turchia, tra tensioni e dubbi,
nel percorso per la nuova gloria
La Turchia oggi è uno dei Paesi europei con
migliori prospettive, mentre altri sono in recessione, una tigre euroasiatica con una crescita del PIL dell’8,5%. In questo momento è coinvolta a pieno nel
processo di occidentalizzazione, dopo che il suo ruolo, negli ultimi due
decenni, è significativamente cambiato rispetto al periodo precedente alla
caduta del muro di Berlino. Sebbene anche prima rappresentasse un sostegno
fondamentale per la NATO, il Paese si è ritrovato ad affrontare le sfide che
arrivavano dall’opposizione tra modernizzazione/secolarizzazione della società
e le tensioni reazionarie dei movimenti integralisti islamici, ha scritto
Antonello Biagini, professore della Sapienza, uno dei più conosciuti turcologi al mondo, in occasione della
traduzione del suo libro. Questo lavoro capitale, pubblicato da Srednja Europa e tradotto dal turcologo
e giornalista Senol Selimović e dall’italianista Nella Popović, è una delle più
esaurienti descrizioni della storia moderna del Paese, una storia che ha sempre
provocato un forte interesse. Il libro di Biagini demistifica sospetti e
pregiudizi europei verso la Turchia
presentando la sua storia contemporanea con una lettura eccezionale. Il XX
secolo, infatti, è stato per il Paese pieno di sfide e Biagini ne descrive il
processo di modernizzazione.
Il grande sentiero
Antonello Biagini |
La Turchia, dall’essere il grande malato d’Europa alla fine dei XIX secolo, è passata prima
(all’inizio del XX secolo) attraverso la rivoluzione dei Giovani Turchi e l’affermazione
del salvatore Mustafa Kemal Ataturk,
e poi ha dovuto affrontare il vuoto e l’insicurezza lasciati dalla sua scomparsa,
fino alla salvifica neutralità durante il secondo conflitto mondiale.
Opposizione interna
A. Biagini, Storia della Turchia contemporanea. Presentata l'edizione croata.
Il 30 novembre è stata presentata a Zagabria l'edizione croata del volume del prof. Antonello Biagini, Storia della Turchia contemporanea. La notizia è stata riportata anche da uno dei maggiori quotidiani croati Jutarnji list che titola "Come una forza spaventosa è diventata uno Stato che ammiriamo" e definisce il prof. Biagini uno dei maggiori esperti mondiali di storia turca.
Promotore dell'iniziativa e traduttore del testo il prof. Selimovic.
Promotore dell'iniziativa e traduttore del testo il prof. Selimovic.
Festival di Storia: "Roma città ribelle" 26-27-28 ottobre
Comunicato stampa:
Roma è sempre stata protagonista delle tappe e degli eventi che hanno
segnato la storia del nostro paese. Una storia che si compone di mille battaglie,
lotte che hanno disegnato scenari di potere, ma anche, e questo è l’elemento
affascinante, intrighi, sommosse, tentativi di rovesciare il potere costituito,
insorgenze popolari più o meno organizzate.
Riconnettere i passaggi più importanti delle ribellioni avvenute nella
città eterna significa costruire e riconsegnare una memoria, una storia più
complessa, lontana da una linearità talvolta semplificatoria. Significa
interrogare la portata innovativa delle varie battaglie che hanno modellato e dettato il corso degli eventi.
Leggere la storia sottraendo la memoria e il suo esercizio alla tradizione significa
infatti articolare un sapere in grado di promuovere la creazione di spazi di
apertura, meccanismi di partecipazione e nuove forme di cittadinanza che si
fondano sulla consapevolezza del valore sempre attuale di alcuni episodi.
Il Festival di Storia che si terrà al Nuovo Cinema Palazzo dal 26 al
28 ottobre si articolerà in tre giorni di dibattiti, lezioni, spettacoli e
musica che consentiranno di ripercorrere i momenti più significativi delle
ribellioni e delle resistenze che hanno attraversato la Capitale: dalle eresie e
gli intrighi della Roma papalina alla resistenza romana al regime fascista, per
finire con la storia dei luoghi in cui si sono svolte alcune delle più
importanti battaglie degli anni ’70.
Le modalità di costruzione e realizzazione del Festival di Storia sarà
terreno di sperimentazione: la
composizione di saperi e linguaggi maggiormente accademici con esperienze e
forme comunicative meno istituzionalizzate consentirà di scardinare i
meccanismi classici di trasmissione del sapere. Il Festival di Storia sarà
inoltre un evento nomade: partendo dal Cinema Palazzo attraverseremo altri
spazi molto significativi come la
Facoltà di Lettere e la Casa della Memoria, dando vita a un flusso di
saperi che sia anche strumento di scambio e contaminazione fra luoghi così diversi
tra loro. Alla costruzione del Festival partecipano alcuni dei più importanti
docenti universitari ma anche collettivi universitari, circoli di storia,
associazioni, case editrici e singoli cittadini. Riteniamo infatti che solo
mettendo a cooperazione intelligenze e capacità differenti si possano produrre
elementi di innovazione e avanzamento tanto sul terreno culturale quanto su
quello sociale.
Recuperare una memoria storica a partire da parole, esperienze e
testi, individuare le linee di frattura che hanno determinato svolte e insorgenze,
coglierne il potenziale, il valore di un discorso in grado di parlare anche del
presente, questa è la tensione che muove la costruzione del Festival di Storia.
L’evento nasce dalla volontà di recuperare e produrre un sapere aperto,
accessibile, nella convinzione che la memoria storica è strumento prezioso e
mai neutro, uno strumento indispensabile alla creazione di nuovi modelli di
socialità, di partecipazione, di cittadinanza.
Programma:
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Recensione: Azerbaigian: una lunga storia
Il volume Azerbaigian: una lunga storia viene
a colmare un vuoto nel panorama editoriale italiano. Se già le
pubblicazioni in lingua italiana sul Caucaso non sono numerose, questo è
il primo libro interamente dedicato all’Azerbaigian. Si trattava del
resto di una grave mancanza per l’editoria italiana, poiché con la sua
ricchezza culturale e le sue aree di crisi, il Caucaso è una delle
regioni più interessanti del panorama politico internazionale e
l’Azerbaigian ne racchiude tutta la complessità.
Buona parte dei contributi raccolti nel volume è volta a ricostruire la storia dell’Azerbaigian. Tuttavia questo libro non vuole essere un manuale di storia azerbaigiana. L’intento degli autori è piuttosto quello di delineare i periodi fondamentali della storia del paese caucasico, che per la sua posizione geografica ha risentito degli influssi di vari imperi. Nel corso del tempo il territorio azerbaigiano è stato condizionato dalle alterne fortune della Persia, della Russia e, in misura inferiore, dell’impero ottomano.
Accanto alle influenze politiche, l’Azerbaigian ha subito anche l’influsso delle culture che da quegli imperi provenivano, riadattandole in base alle sue esigenze specifiche. Si è prodotta così una nazione dotata di una sua specifica identità culturale, vicina alla Turchia per lingua e cultura, ma da essa divisa dalla confessione islamica sciita, che condivide con l’Iran.
Attraverso la Russia, il paese è stato inoltre profondamente influenzato dalla cultura europea. Entrato sotto il controllo di Mosca a partire dall’inizio del XIX secolo, l’Azerbaigian ha vissuto tutte le grandi fasi della storia russa, dallo zarismo al periodo sovietico, fino a quando non ha proclamato l’indipendenza nel 1991.
La dissoluzione dell’Unione Sovietica ha aperto nuove prospettive per l’Azerbaigian, ma ha anche provocato, come in altre aree del Caucaso, l’esacerbarsi delle tensioni interetniche. Tensioni sfociate nel conflitto del Nagorno Karabakh, un territorio a maggioranza armena ma compreso all’interno dei confini internazionalmente riconosciuti dell’Azerbaigian.
Dagli anni ’90 il Nagorno Karabakh si è reso de facto indipendente da Baku, ma in assenza di un riconoscimento internazionale, la questione è ancora in attesa di trovare una soluzione definitiva e l’Azerbaigian non sembra intenzionato a rinunciare alla propria integrità territoriale.
La base storica del volume viene poi integrata da contributi miranti ad analizzare la realtà politica e sociale dell’Azerbaigian attuale. Gli autori si avvalgono di approcci di varia impostazione, che spaziano dalla politologia fino all’antropologia.
Il merito di questo libro è anche quello di rintracciare, nella complessa storia del paese caucasico, i punti di contatto con l’Italia, più numerosi di quanto si potrebbe inizialmente pensare. Si va, così, dalle osservazioni di Marco Polo, che descrive con stupore i giacimenti petroliferi sul mar Caspio, fino all’attuale interesse italiano (ed europeo) per un paese che, sia per i suoi punti di forza che per le sue criticità, riveste un ruolo fondamentale nelle complesse dinamiche del Caucaso.
Natalizia G., Pommier Vincelli D. (a cura di), Azerbaigian. Una lunga storia , Passigli, Firenze, ottobre 2012.
Giordano Merlicco è collaboratore dello Iai.
Buona parte dei contributi raccolti nel volume è volta a ricostruire la storia dell’Azerbaigian. Tuttavia questo libro non vuole essere un manuale di storia azerbaigiana. L’intento degli autori è piuttosto quello di delineare i periodi fondamentali della storia del paese caucasico, che per la sua posizione geografica ha risentito degli influssi di vari imperi. Nel corso del tempo il territorio azerbaigiano è stato condizionato dalle alterne fortune della Persia, della Russia e, in misura inferiore, dell’impero ottomano.
Accanto alle influenze politiche, l’Azerbaigian ha subito anche l’influsso delle culture che da quegli imperi provenivano, riadattandole in base alle sue esigenze specifiche. Si è prodotta così una nazione dotata di una sua specifica identità culturale, vicina alla Turchia per lingua e cultura, ma da essa divisa dalla confessione islamica sciita, che condivide con l’Iran.
Attraverso la Russia, il paese è stato inoltre profondamente influenzato dalla cultura europea. Entrato sotto il controllo di Mosca a partire dall’inizio del XIX secolo, l’Azerbaigian ha vissuto tutte le grandi fasi della storia russa, dallo zarismo al periodo sovietico, fino a quando non ha proclamato l’indipendenza nel 1991.
La dissoluzione dell’Unione Sovietica ha aperto nuove prospettive per l’Azerbaigian, ma ha anche provocato, come in altre aree del Caucaso, l’esacerbarsi delle tensioni interetniche. Tensioni sfociate nel conflitto del Nagorno Karabakh, un territorio a maggioranza armena ma compreso all’interno dei confini internazionalmente riconosciuti dell’Azerbaigian.
Dagli anni ’90 il Nagorno Karabakh si è reso de facto indipendente da Baku, ma in assenza di un riconoscimento internazionale, la questione è ancora in attesa di trovare una soluzione definitiva e l’Azerbaigian non sembra intenzionato a rinunciare alla propria integrità territoriale.
La base storica del volume viene poi integrata da contributi miranti ad analizzare la realtà politica e sociale dell’Azerbaigian attuale. Gli autori si avvalgono di approcci di varia impostazione, che spaziano dalla politologia fino all’antropologia.
Il merito di questo libro è anche quello di rintracciare, nella complessa storia del paese caucasico, i punti di contatto con l’Italia, più numerosi di quanto si potrebbe inizialmente pensare. Si va, così, dalle osservazioni di Marco Polo, che descrive con stupore i giacimenti petroliferi sul mar Caspio, fino all’attuale interesse italiano (ed europeo) per un paese che, sia per i suoi punti di forza che per le sue criticità, riveste un ruolo fondamentale nelle complesse dinamiche del Caucaso.
Natalizia G., Pommier Vincelli D. (a cura di), Azerbaigian. Una lunga storia , Passigli, Firenze, ottobre 2012.
Giordano Merlicco è collaboratore dello Iai.
Convegno 26-27 ottobre 2012, in occasione del 90° anniversario dell'Accademia di Romania in Roma
Programma
Venerdì, 26 ottobre 2012
Ore 16,30
Inaugurazione della mostra documentaria La Scuola Romena di Roma, 1922-1948
Ore 17 (Sala conferenze)
Prof. Mihai Bărbulescu (Direttore dell’Accademia
di Romania), Apertura dei lavori
Indirizzi di saluto
Direzione Generale per la Diplomazia Pubblica, Ministero degli Affari
Esteri, Bucarest (Direttrice
Generale Theodora Magdalena Mircea)
Ambasciata di Romania presso la Santa Sede (S.E. Bogdan Tătaru-Cazaban, Ambasciatore)
Ambasciata di Romania nella Repubblica Italiana (Incaricato d'affari a.i. Adina Lovin)
Accademia Romena, Bucarest (Prof.
Dan Berindei, Vicepresidente)
Istituto Culturale Romeno, Bucarest (Prof. Andrei Marga, Presidente)
Unione internazionale degli istituti di archeologia, storia e storia
dell'arte, Roma (Prof. Christopher Smith, Presidente dell’Unione,
Direttore del British School at Rome)
Agenzia dei crediti e borse di studio, Ministero dell'Educazione, della
Ricerca, della Gioventù e dello Sport (Direttrice Generale Maria Magdalena Jianu)
Università “Babeş-Bolyai” di Cluj-Napoca (Prof. Ioan-Aurel Pop, Rettore)
Sapienza Università di Roma (Prof. Antonello Folco Biagini, Prorettore)
Diocesi Ortodossa Romena d’Italia (S.E. Rev.ma Mons. Siluan)
Pontificio Collegio Pio Romeno (p. Gabriel Buboi, Rettore)
Istituto Nazionale di Studi Romani (Prof. Paolo Sommella, Presidente)
Banca Nazionale Romena, Bucarest (Victor Marius Dimitriu, consigliere del Primo Vice-governatore)
Ore 18
Prima sessione
(Moderatore: Prof. Michel Gras)
Prof. Antonello Folco
Biagini (Prorettore per la Cooperazione e i Rapporti Internazionali, Sapienza
Università di Roma), I rapporti italo-romeni e la nascita della
Scuola Romena
Prof. Mihai Bărbulescu
(Direttore dell’Accademia di Romania in Roma), Vasile Pârvan, uomo e
professore
Prof. Dan Berindei
(Vicepresidente dell’Accademia Romena, Bucarest), L’Ecole de Rome et le développement de l’historiographie roumaine
pendant l’entre-deux-guerres.
Prof. Andrei Marga
(Presidente del Istituto Culturale Romeno, Bucarest), I programmi dell’Istituto Culturale Romeno 2012-2013
Ore 19,15
Presentazione
del volume: Mihai Bărbulescu, Veronica Turcuş, Iulian M. Damian, Accademia
di Romania din Roma. 1922-2012 (prof. Nicolae Edroiu, Direttore
dell’Istituto di Storia “George Bariţ” dell’Accademia Romena, Cluj-Napoca);
Presentazione
dei volumi XIII (2011) e XIV (2012) dell’Annuario Ephemeris Dacoromana (Dan Matei, Dan Tudor Ionescu, Natalia Midvichi,
Olivia Simion, Luca Matei Stoian – borsisti “Vasile Pârvan”)
Ore 20
Concerto: Pierluigi Tabachin
(flauto traversiere) e Cipriana Smărăndescu (clavicembalo). In programma: W.
Byrd, G.Fr. Haendel, A. Corelli
Sabato, 27 ottobre 2012
(Sala conferenze)
Ore 9
Seconda
sessione (Moderatore: Prof. Dan
Berindei)
Dott.ssa Anna Maria
Liberati (Responsabile delle Collezioni del Museo della Civiltà Romana, Roma), La
Romania e la Scuola Romena di Roma nell'orizzonte culturale italiano fra gli
anni '10 e '30 del Novecento
Prof. Ioan-Aurel Pop (Accademia
Romena, Rettore dell’Università “Babeş-Bolyai” di Cluj-Napoca), Vasile Pârvan - fondatore spirituale
dell'Università romena di Cluj
Prof. Michel Gras
(già Direttore L’Ecole Française de Rome), Pour
une histoire des liens franco-roumains en archéologie et sciences humaines
Prof. Sorin Vasilescu (Università
di Architettura “Ion Mincu”, Bucarest), Giulio
Magni e Petre Antonescu
Dott.ssa Veronica Turcuş
(Istituto di Storia “George Bariţ” dell’Accademia Romena, Cluj-Napoca), L'edificio dell'Accademia di Romania
nell'assetto urbanistico romano: dimensione politica ed esigenze estetiche
Ore 11, 30
Terza
sessione (Moderatore: Prof.
Antonello Folco Biagini)
Dott.sa Mihaela Iacob (Istituto di Ricerche
Ecomuseali, Tulcea), La numismatica alla
Scuola Romena di Roma
Prof. Alexandru Vulpe (Presidente
della Sezione di Scienze Storiche ed Archeologia dell’Accademia Romena, Direttore
dell’Istituto di Archeologia “Vasile Pârvan”, Bucarest), Ricordi e riflessioni
Prof. Lauro Grassi
(Università degli Studi di Milano), Modesto
contributo alla storia della Scuola Romena di Roma
Prof. Gheorghe Carageani (Università degli Studi di
Napoli “L'Orientale”, Sapienza Università di Roma), Accademia di Romania in Roma 1970-2012. Qualche ricordo e un saluto
Prof. Grigore Arbore
Popescu (Consiglio Nazionale delle Ricerche – ISMAR, Venezia), La lenta uscita dal letargo: una
testimonianza
Dottorato di ricerca: iscrizione al primo anno
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Coloro che al momento della presentazione della domanda di partecipazione al concorso non erano ancora laureati, prima di procedere all'iscrizione devono dichiarare il titolo conseguito con la seguente procedura:- accedere al sistema con matricola e password
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- effettuare il pagamento - a sportello oppure on-line - presso Unicredit
I vincitori senza borsa e gli studenti stranieri ammessi in soprannumero che desiderano ottenere una riduzione della seconda rata delle tasse devono inserire il proprio Isee prima del pagamento della prima rata.
Iscrizioni ai dottorati di ricerca: anni successivi al primo
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Dottorandi con borsa
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- per eventuali modifiche/inserimenti dei dati relativi alle coordinate bancarie fare clic su “conti correnti” (sempre dal pulsante "Dottorati") e poi su "Modulistica" per stampare il modello VAR (variazione c/c) da inoltrare all'Ufficio Stipendi.
Dottorandi senza borsa
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Premio d'onore per A. Battaglia, Il Risorgimento sul mare. La campagna navale del 1860-1861.
Il volume di Antonello Battaglia, Il Risorgimento sul mare. La campagna navale del 1860-1861, Nuova Cultura, Roma, 2012, ha ricevuto il premio d'onore Centro-Sud Italia Gen. div. Amedeo De Cia n.d. Elvira Palermo dei Principi di Santa Margherita.
La cerimonia si terrà sabato 20 ottobre ore 18,00. Palazzo della Cultura - Locri.
G. Natalizia, D. Pommier Vincelli (a cura di), Azerbaigian. Una lunga storia. Passigli, Firenze, 2012
Il volume rappresenta il risultato dell'interesse specifico di un gruppo di giovani studiosi impegnati negli ultimi anni ad approfondire la storia e le dinamiche politiche contemporanee dei Paesi caucasici, già al centro di numerosi incontri organizzati presso Università degli studi di Roma "La Sapienza". L'obiettivo dei due curatori, coadiuvati da altri ricercatori formati scientificamente dal Dottorato di ricerca in "Storia d'Europa" dell'Ateneo romano e coinvolti nel Progetto di ricerca di rilevante interesse nazionale "Imperi e nazioni in Europa dal XVIII al XX secolo", è stato quello di realizzare il primo lavoro di sintesi, in italiano, sulle evoluzioni politiche, economiche e sociali dei territori attualmente ricompresi nella Repubblica dell'Azerbaigian. Dall'antica Albània caucasica alle invasioni delle popolazioni turche, passando per il dominio zarista , l'esaltante periodo della prima indipendenza dopio il 1918 e il settantennio sovietico, fino a giungere alla seconda indipendenza del 1991 e alla guerra del Nagorno Karabakh. La storia dell'Azerbaigian è un appassionante e, talvolta, drammatico racconto dell'incontro tra popoli e culture differenti. Nel ventennale della ritrovata indipendenza l'Azerbaigian , grazie anche al possesso di importanti risorse naturali e alla sua collocazione spaziale strategica, ha visto incrementare il proprio peso specifico nei rapporti con l'Occidente e, in particolare, con l'Italia. Per tali ragioni conoscere la storia di una nazione tanto differente dalla nostra ma, allo stesso tempo, sempre più cruciale per gli equilibri internazionali, diventa fondamentale nella comprensione del tempo presente.
Hanno collaborato al volume:
Giovanna Motta, Antonello Biagini, Alberto Becherelli, Antonello Battaglia, Andrea Carteny, Elena Dumitru, Gabriele Natalizia, Daniel Pommier Vincelli, Martina Sargentini, Marzia Trovato, Alessandro Vagnini.
G. Motta (a cura di), Studi sull'Europa orientale. Un bilancio storiografico. Una nuova generazione di storici (1970-2010), Passigli, Firenze, 2012
L'avanzamento del processo d'integrazione all'Europa ha rinnovato l'interesse verso un approccio unitario alla storia europea inducendo a nuove riflessioni sulle culture nazionali. In tale direzione opera il dottorato in Storia d'Europa della Sapienza, Università di Roma - coordinato da Giovanna Motta - che intende promuovere una formazione storiografica e culturale di livello europeo tesa a individuare, in un'ottica interdisciplinare, le caratteristiche di lungo periodo fondative della civilitò europea. Per questo sono stati promossi, nel corso del 2012, degli incontri seminariali multidisciplinari per una riflessione sulle più recenti tendenze della storiografia italiana e internazionale sui temi dell'Europa centro-orientale, danubiana e balcanica. La storia dell'Europa orientale, registra, in Italia, una tradizione consolidata sin dagli anni del periodo interbellico. Oggi la storia dell'Europa orientale, pur in un'epoca di declino delle risorse dedicate al sapere umanistico, vive un'intensa stagione di rinnovamento grazie anche all'attività di molti giovani studiosi che operano negli atenei italiani ed europei. Gli autori dei saggi di questo volume, sentendosi parte di una comunità di ricerca capace anche di affrontare le sfide dei nuovi criteri di valutazione fondati sul peer-review, hanno voluto costruire un prodotto unitario che facesse il punto sullo stato dell'arte della ricerca - un bilancio storiografico degli ultimi quarant'anni - e servisse da stimolo per l'individuazione di nuovi ambiti di studio e riflessione.
G. Motta (a cura di), Il Risorgimento italiano. La costruzione di una nazione, Passigli, Firenze, 2012
Nel dicembre del 2010, anticipando i numerosi incontri che sarebbero seguiti in occasione del 150° anniversario dell'Unità d'Italia, il dottorato in Storia d'Europa dell'Università degli studi di Roma "La Sapienza", ha organizzato un seminario interdisciplinare sul Risorgimento, per una riflessione sull'unificazione che ha segnato in maniera significativa la Storia d'Italia.
Non è mancata neppure la domanda, sottesa a ogni conversazione sul tema, se cioè il Risorgimento sia stato un processo compiuto o piuttosto un'occasione mancata. A tale interrogativo ognuno dei relatori ha risposto sulla base delle proprie convinzioni individuali, culturali e ideoogiche animando un ricco dibattito nel quale sono entrate le ragioni di tutti, unitari, federalisti, reazionari. In conclusione dei lavori la maggior parte dei relatori ha sostanzialmente concordato nel riconoscere la validità del processo risorgimentale - senza il quale il paese sarebbe rimasto più a lungo isolato e arretrato, preda degli altrui appetiti - e nell'affermare il contributo di quanti grandi protagonisti o eroi "minori" hanno promosso lo sviluppo politico e sociale chiedendo a gran voce la libertà dei popoli.
http://dx.doi.org/10.978.88368/13346
M. Nogués Bruno, L'auto sacramental come strumento di contro-riforma cattolica nella Spagna del Siglo de Oro. Studio di caso su Lope de Vega
La fusione degli ideali e della realtà del Rinascimento con quelli
della Controriforma costituì uno dei più importanti risultati della fine
del secolo XVI, in particolare nella Spagna dell’età moderna, dove la
grandezza imperiale data dalla colonizzazione del Nuovo mondo si sarebbe
completata con una convinta azione per l’educazione dottrinale dei
fedeli. In tale contesto la concezione retorica delle rappresentazioni
degli autos sacramentales, il giorno del Corpus, era funzionale
al destinatario, il popolo spagnolo. Un poeta di successo, come Lope de
Vega, sfruttando il concetto rinascimentale dell’arte del persuadere
nella caratteristica modalità di “incitare emozionando” della Chiesa
tridentina, si applicò al genere, componendo numerosi autos sacramentales
di differenti tipologie. In questo studio si presenta il contesto
storico-religioso della Spagna moderna, all'interno del quale si
articolano gli autos di Lope: oltre alla catalogazione delle sue opere, la ricerca presenta un approfondimento sugli autos storici del grande autore spagnolo del Siglo de Oro.
ISBN: 9788861348554
Presentazione volume L. Trincia, L'odore del Novecento, Guerre, migrazioni, luoghi di memoria nelle carte di Luigi Trincia (1912-1990) Roma, Gangemi Editore, 2011
Giovedì 20 settembre 2012 sarà presentato a Roma il libro di Luciano Trincia
L’odore del Novecento
Guerre, migrazioni, luoghi di memoria nelle carte di Luigi Trincia (1912-1990)
Roma, Gangemi Editore, 2011
Intervengono:
Prof. Antonello Biagini, Pro-Rettore della Sapienza Università di Roma
Dott. Aldo Cazzullo, scrittore e giornalista, "Corriere della Sera"
Dott. Mario Avagliano, scrittore e giornalista, "Messaggero"
Sarà presente l’autore
In occasione della presentazione sarà letto un messaggio di saluto del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Giovedì 20 settembre ore 17.30
Sala Mostre e Convegni di Gangemi Editore
Via Giulia 142 - Roma
(davanti al Liceo Virgilio)
Antonello Biagini, L'Italia e le guerre balcaniche, Nuova Cultura, Roma 2012
L’Italia e le guerre balcaniche rappresenta un lavoro
emblematico di impiego delle fonti militari a fini scientifici, un
importante contributo al vasto programma di ricerca e valorizzazione dei
documenti prodotti dagli ufficiali italiani impegnati, a vario titolo,
nell’area balcanica, che dalla fine del XIX secolo diventa un’area di
particolare interesse per la politica estera italiana. L’Italia, a sua
volta, è stata per le élites politiche balcaniche un modello
per la realizzazione dell’unità nazionale, un esempio da imitare e da
seguire per gli emergenti Stati nazionali. Nel periodo dal Congresso di
Berlino alla Prima guerra mondiale, gli ufficiali italiani – addetti
militari, membri delle commissioni per la delimitazione dei confini,
esperti e delegati ai convegni internazionali, personale in servizio
presso gli eserciti stranieri – sono particolarmente attivi nella
regione offrendo la loro esperienza tecnica e organizzativa nel processo
di ridefinizione politica dell’area, resa problematica dagli accesi
contrasti fra nazionalità. Il settore balcanico, in sede militare
italiana, va così assumendo progressivamente la denominazione di scacchiere orientale. Di questo e molto altro si narra nel volume di Antonello Biagini, L’Italia e le guerre balcaniche,
di cui oggi si propone l’edizione, che riveste un importante contributo
allo studio, all’interpretazione e al dibattito su una serie di aspetti
che non mancheranno alla discussione nella ricorrenza del centenario
per un evento che ha rappresentato un’esperienza cruciale nella storia
dell’Europa del Novecento.
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