Lezione dottorato
Si avvisano i dottorandi del II anno (XXV ciclo) che la prossima lezione del ciclo seminariale si terrà giovedì 5 maggio dalle ore 15.45 alle 17.45 in aula seminari.
Il prof. Scalamandrè parlerà di allargamento dell'U.E. Economia e finanza nel processo di integrazione europea.
Recensione di G. Motta, Baroni in camicia rossa, Passigli, Firenze 2011 di Antonello Battaglia pubblicata su Il capoluogo d'Abruzzo
Calabria, Agosto 1860. Don Gerardo Bianchi Giardina di Belmonte, prestigioso nobile calabrese, decide impavido di seguire la scia travolgente del generale Garibaldi appena sbarcato sul continente.
Dopo la ben nota conquista della Sicilia, le fila dei Mille, rimpinguate dai fervidi animi dei volontari isolani, proseguono l’escalation contro le truppe di “Franceschiello”. Tra l’inizio e la fine della Campagna rivoluzionaria, tra Marsala e il Volturno, tra maggio e settembre, una parentesi di grande importanza per i destini della nascente Italia è costituita dall’azione delle camicie rosse che nel mese di agosto attraversano la Calabria. Don Gerardo, come molti nobili del suo rango, “sogna di fare la storia” e in realtà questa Storia lo coinvolge oltre le sue previsioni. In una regione segnata dall’arretratezza economica e sociale e dall’ingiustizia, serpeggiano tuttavia le idee dei liberali che, profondamente delusi dalla monarchia borbonica, aderiscono e assecondano la spinta rivoluzionaria. Sullo sfondo, l’immagine di una vita agiata, feste a palazzo, banchetti memorabili dalle mille portate, riunioni di famiglia, rituali massonici, amori travolgenti che non impediscono la nascita e il
consolidamento di un progetto politico alternativo rispetto all’impronta reazionaria della corona. Il barone don Gerardo, con il suo gruppo di amici e parenti, venuto a conoscenza che Garibaldi è arrivato in Calabria lo raggiunge offrendo generosamente la sua spada e mettendo a disposizione
della rivoluzione i suoi averi. Partecipando all’impresa garibaldina il barone si batte valorosamente contro le forze nemiche alle quali appartiene anche un suo cugino, il duca Francesco, avversario di una vita, invidioso e competitivo che questa volta vuole finalmente avere la meglio su Gerardo e
infatti con i suoi bravi lo circonda catturandolo in una vigliacca imboscata. Mentre i volontari hanno la meglio conquistando la città di Reggio dove i borbonici si rinchiudono nella fortezza sventolando bandiera bianca, don Gerardo, ormai preda dei alleati della monarchia, viene rinchiuso nelle segrete del carcere borbonico di Ventotene. Tutti i paesi della Calabria sono ormai conquistati dalla rivoluzione: Catanzaro, Cosenza, Castrovillari, Paola insorgono e le sorti del conflitto si confermano in favore di Garibaldi, mentre don Gerardo, ancora in carcere, ferito e bruciante per la febbre, ripercorre momenti importanti della sua esistenza che l’hanno visto come protagonista. Il racconto si muove tra realtà e fantasia, tra vicende storiche e immaginario letterario ma l’autrice
abilmente riesce ad annodare i fili di un Risorgimento minore mantenendo viva fino alla fine la curiosità del lettore al quale riserva una sorpresa finale. È un nuovo filo questo, felicemente inaugurato da Giovanna Motta che riesce a tessere con singolare destrezza le complesse e variegate realtà storiche di un momento contraddittorio tra episodi gloriosi e tradimenti, regalandoci un romanzo che presenta una certa consistenza storica ma anche una leggerezza narrativa e soprattutto un Risorgimento inedito visto attraverso gli occhi di un signorotto locale, un piccolo eroe del Sud.
Vai all'articolo de Il Capoluogo d'Abruzzo
Dopo la ben nota conquista della Sicilia, le fila dei Mille, rimpinguate dai fervidi animi dei volontari isolani, proseguono l’escalation contro le truppe di “Franceschiello”. Tra l’inizio e la fine della Campagna rivoluzionaria, tra Marsala e il Volturno, tra maggio e settembre, una parentesi di grande importanza per i destini della nascente Italia è costituita dall’azione delle camicie rosse che nel mese di agosto attraversano la Calabria. Don Gerardo, come molti nobili del suo rango, “sogna di fare la storia” e in realtà questa Storia lo coinvolge oltre le sue previsioni. In una regione segnata dall’arretratezza economica e sociale e dall’ingiustizia, serpeggiano tuttavia le idee dei liberali che, profondamente delusi dalla monarchia borbonica, aderiscono e assecondano la spinta rivoluzionaria. Sullo sfondo, l’immagine di una vita agiata, feste a palazzo, banchetti memorabili dalle mille portate, riunioni di famiglia, rituali massonici, amori travolgenti che non impediscono la nascita e il
consolidamento di un progetto politico alternativo rispetto all’impronta reazionaria della corona. Il barone don Gerardo, con il suo gruppo di amici e parenti, venuto a conoscenza che Garibaldi è arrivato in Calabria lo raggiunge offrendo generosamente la sua spada e mettendo a disposizione
della rivoluzione i suoi averi. Partecipando all’impresa garibaldina il barone si batte valorosamente contro le forze nemiche alle quali appartiene anche un suo cugino, il duca Francesco, avversario di una vita, invidioso e competitivo che questa volta vuole finalmente avere la meglio su Gerardo e
infatti con i suoi bravi lo circonda catturandolo in una vigliacca imboscata. Mentre i volontari hanno la meglio conquistando la città di Reggio dove i borbonici si rinchiudono nella fortezza sventolando bandiera bianca, don Gerardo, ormai preda dei alleati della monarchia, viene rinchiuso nelle segrete del carcere borbonico di Ventotene. Tutti i paesi della Calabria sono ormai conquistati dalla rivoluzione: Catanzaro, Cosenza, Castrovillari, Paola insorgono e le sorti del conflitto si confermano in favore di Garibaldi, mentre don Gerardo, ancora in carcere, ferito e bruciante per la febbre, ripercorre momenti importanti della sua esistenza che l’hanno visto come protagonista. Il racconto si muove tra realtà e fantasia, tra vicende storiche e immaginario letterario ma l’autrice
abilmente riesce ad annodare i fili di un Risorgimento minore mantenendo viva fino alla fine la curiosità del lettore al quale riserva una sorpresa finale. È un nuovo filo questo, felicemente inaugurato da Giovanna Motta che riesce a tessere con singolare destrezza le complesse e variegate realtà storiche di un momento contraddittorio tra episodi gloriosi e tradimenti, regalandoci un romanzo che presenta una certa consistenza storica ma anche una leggerezza narrativa e soprattutto un Risorgimento inedito visto attraverso gli occhi di un signorotto locale, un piccolo eroe del Sud.
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IN PRIMO PIANO: G. Motta, Baroni in camicia rossa, Passigli, Firenze 2011
Don Gerardo è un nobile calabrese che, come altri suoi pari è deluso dalla monarchia borbonica e conquistato all'idea dell'Italia unita. Certo, non ha il carisma né il prestigio del principe di Salina, e d'altra parte la Calabria non è la Sicilia, ma una realtà ancora più dura e difficile dove contadini affamati e nobiltà terriera si contendono le magre risorse di una terra poco feconda, gravata da un sistema sociale arcaico e dal brigantaggio vissuto come unica possibilità di protesta sociale.
Attraverso le vicende del protagonista e dei suoi numerosi parenti e amici si segue così un momento particolare della grande Storia, quando il Risorgimento consente di immaginare una nuova realtà anche là dove monarchie reazionarie si opponevano al cambiamento. Antiche ambizioni e passione liberale fanno di don Gerardo un personaggio singolare, un eroe "minore" che in quella porzione di mondo immobile da secoli mette a repentaglio la sua vita per la causa unitaria.
Giovanna Motta riesce a ricostruire con profondità e al tempo stesso con leggerezza narrativa quel mondo e quel momento storico. Così come ne Il mercante di panni, pubblicato nel 2009 in questa stessa collana, l'autrice, docente di Storia Economica e Sociale alla Sapienza, Università di Roma, si conferma scrittrice di grande esperienza, in grado di coniugare piacevolmente storia e ispirazione narrativa.
Attraverso le vicende del protagonista e dei suoi numerosi parenti e amici si segue così un momento particolare della grande Storia, quando il Risorgimento consente di immaginare una nuova realtà anche là dove monarchie reazionarie si opponevano al cambiamento. Antiche ambizioni e passione liberale fanno di don Gerardo un personaggio singolare, un eroe "minore" che in quella porzione di mondo immobile da secoli mette a repentaglio la sua vita per la causa unitaria.
"Don Gerardo" in un dipinto di famiglia |
La minoranza Rom di Romania, Radio România Actualităţi intervista il dott. Alessandro Pistecchia
Il dott. di ricerca in Storia d'Europa, Alessandro Pistecchia, premiato il 21 marzo 2011 da UNAR-CRUI, con la tesi
intervistato ai microfoni di Radio România Actualităţi
VENERDì 29 APRILE 2011 ORE 9.15 AULA MAGNA RETTORATO Italia e Repubblica Romana - CLXII anniversario della Repubblica Romana del 1849 CLXIII Anniversario del Battaglione Universitario Romano
"Io voglio rammentare i trecento, numero magico anche questo e nulla di più grandioso dei trecento di Leonida e dei trecento Fabi.
Mi piace qui ricordare anche i miei giovani trecento dell'Universitò Romana del '49, che tanto si distinsero nel glorioso 30 aprile di quell'anno".
Giuseppe Garibaldi
"Il nostro amato professore Pasquale De Rossi, che insegnava diritto romano, vero liberale che fece il possibile pel preparamento del Battaglione e era sempre pieno di benevolenza verso tutti noi."
Filippo Zamboni
Per il CLXII Anniversario della Repubblica Romana del 1849, la Sapienza Università di Roma celebra il battaglione Universitario Romano ricordando la data che Garibaldi chiamò "glorioso 30 aprile"
Al termine del seminario (h. 12.30) presso l'atrio della Facoltà di Giurisprudenza il Magnifico Rettore, Luigi Frati, scoprirà la lapide del 1872 in memoria degli studenti caduti.
A seguire, atrio Aula Magna del Rettorato, Inaugurazione della Mostra fotografica 150 anni dell'Unità d'Italia: ricordare il passato per vivere il futuro.
Mi piace qui ricordare anche i miei giovani trecento dell'Universitò Romana del '49, che tanto si distinsero nel glorioso 30 aprile di quell'anno".
Giuseppe Garibaldi
"Il nostro amato professore Pasquale De Rossi, che insegnava diritto romano, vero liberale che fece il possibile pel preparamento del Battaglione e era sempre pieno di benevolenza verso tutti noi."
Filippo Zamboni
Filippo Zamboni, che in veste di capitano comandò il Battaglione Universitario nella difesa di Porta San Pancrazio (30aprile) e dei Monti Parioli (1-11 giugno) |
Per il CLXII Anniversario della Repubblica Romana del 1849, la Sapienza Università di Roma celebra il battaglione Universitario Romano ricordando la data che Garibaldi chiamò "glorioso 30 aprile"
Al termine del seminario (h. 12.30) presso l'atrio della Facoltà di Giurisprudenza il Magnifico Rettore, Luigi Frati, scoprirà la lapide del 1872 in memoria degli studenti caduti.
A seguire, atrio Aula Magna del Rettorato, Inaugurazione della Mostra fotografica 150 anni dell'Unità d'Italia: ricordare il passato per vivere il futuro.
Bandiera Battaglione Universitario |
Lezione dottorato - 28 aprile - La Russia tra XIX e XX secolo
La prossima lezione del dottorato si terrà giovedì 28 aprile dalle ore 16 alle 18 presso aula B sezione Medievale.
La prof.ssa Dundovich e il prof. Randazzo parleranno della Russia tra il XIX e il XX secolo.
La prof.ssa Dundovich e il prof. Randazzo parleranno della Russia tra il XIX e il XX secolo.
Relazioni internazionali e Cinema nella storia
Si avvisano i dottorandi che la prossima lezione del corso si terrà giovedì 14 aprile, ore 16-18, presso l'aula seminari della sezione di storia moderna e contemporanea.
Nella prima parte il prof. Biagini si occuperà di Relazioni internazionali, nella seconda, il dott. Rivieccio di "Cinema nella storia".
"E ancora adesso io volo..."
Due culture in Europa - Manifestazione in occasione del nuovo accordo interuniversitario tra la Sapienza e l’Università di Szeged
Venerdì 8 aprile 2011, ore 9.30:
Sapienza Università di Roma
Aula degli Organi Collegiali
(Piazzale Aldo Moro 5, Palazzo del Rettorato, piano terra)ore 18.00:
(Palazzo Falconieri, Via Giulia 1)
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