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Dopo la ben nota conquista della Sicilia, le fila dei Mille, rimpinguate dai fervidi animi dei volontari isolani, proseguono l’escalation contro le truppe di “Franceschiello”. Tra l’inizio e la fine della Campagna rivoluzionaria, tra Marsala e il Volturno, tra maggio e settembre, una parentesi di grande importanza per i destini della nascente Italia è costituita dall’azione delle camicie rosse che nel mese di agosto attraversano la Calabria. Don Gerardo, come molti nobili del suo rango, “sogna di fare la storia” e in realtà questa Storia lo coinvolge oltre le sue previsioni. In una regione segnata dall’arretratezza economica e sociale e dall’ingiustizia, serpeggiano tuttavia le idee dei liberali che, profondamente delusi dalla monarchia borbonica, aderiscono e assecondano la spinta rivoluzionaria. Sullo sfondo, l’immagine di una vita agiata, feste a palazzo, banchetti memorabili dalle mille portate, riunioni di famiglia, rituali massonici, amori travolgenti che non impediscono la nascita e il
consolidamento di un progetto politico alternativo rispetto all’impronta reazionaria della corona. Il barone don Gerardo, con il suo gruppo di amici e parenti, venuto a conoscenza che Garibaldi è arrivato in Calabria lo raggiunge offrendo generosamente la sua spada e mettendo a disposizione
della rivoluzione i suoi averi. Partecipando all’impresa garibaldina il barone si batte valorosamente contro le forze nemiche alle quali appartiene anche un suo cugino, il duca Francesco, avversario di una vita, invidioso e competitivo che questa volta vuole finalmente avere la meglio su Gerardo e
infatti con i suoi bravi lo circonda catturandolo in una vigliacca imboscata. Mentre i volontari hanno la meglio conquistando la città di Reggio dove i borbonici si rinchiudono nella fortezza sventolando bandiera bianca, don Gerardo, ormai preda dei alleati della monarchia, viene rinchiuso nelle segrete del carcere borbonico di Ventotene. Tutti i paesi della Calabria sono ormai conquistati dalla rivoluzione: Catanzaro, Cosenza, Castrovillari, Paola insorgono e le sorti del conflitto si confermano in favore di Garibaldi, mentre don Gerardo, ancora in carcere, ferito e bruciante per la febbre, ripercorre momenti importanti della sua esistenza che l’hanno visto come protagonista. Il racconto si muove tra realtà e fantasia, tra vicende storiche e immaginario letterario ma l’autrice
abilmente riesce ad annodare i fili di un Risorgimento minore mantenendo viva fino alla fine la curiosità del lettore al quale riserva una sorpresa finale. È un nuovo filo questo, felicemente inaugurato da Giovanna Motta che riesce a tessere con singolare destrezza le complesse e variegate realtà storiche di un momento contraddittorio tra episodi gloriosi e tradimenti, regalandoci un romanzo che presenta una certa consistenza storica ma anche una leggerezza narrativa e soprattutto un Risorgimento inedito visto attraverso gli occhi di un signorotto locale, un piccolo eroe del Sud.
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