Il Libro del Mese - Giovanna Motta, Baroni in camicia rossa, Firenze, Passigli, 2011
di Fabio L. Grassi
Non furono tutti Gattopardi. I Poerio e i Settembrini non venivano da Marte. Il ricordo del grande pensiero illuminista dei Galiani e dei Filangieri, e dell’esperienza di governo murattiana, non era spento. Tra i ceti privilegiati del Regno delle Due Sicilie, insomma, non mancavano ambienti ben attenti a ciò che avveniva in Europa e molto critici verso il potere vigente. E non mancarono quelli che pagarono di persona perché le cose cambiassero.
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Il racconto di Giovanna Motta, che ripercorre con ritmo spesso incalzante e partecipazione storica il filo delle memorie familiari, mostra il mondo dei “baroni” nelle sue complesse sfaccettature - l’ambiente poteva essere omogeneo, ma molto diverse furono le scelte individuali - e ha il pregio particolare di avere come ambiente geografico privilegiato la Calabria, tappa solitamente trascurata dell’avventura garibaldina dopo la più nota impresa dei Mille. E’ bene infatti limitare il concetto di “impresa dei Mille” alla primissima fase della spedizione. Quando Garibaldi passò lo Stretto, già da tempo ormai i suoi seguaci erano assai più di mille. E non arrivò a Napoli su un tappeto volante. Durante la sua faticosa risalita della penisola, prima del Volturno, prima di Teano, molte cose accaddero e tutti gli interessati, a iniziare dai gruppi dirigenti, ebbero il tempo di riflettere sul da farsi.
L’attenta analisi storico-sociologico-politica non rimane mai astratta, come ben dimostra il passo seguente:
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Questo libro breve, piacevole e commosso giunge, nell’anno del centocinquantesimo anniversario dell’unità, come salutare e meritorio contributo all’equilibrato giudizio storico su un momento decisivo della storia d’Italia.